Biografia

Opere

Sede

Critica

Mostre

Meeting

Testimonianze

Contatti

Links

Home Page

 

PAROLE DI CRITICO

 

 “Giovanna Barozzi, scultore (ma anche dottore in lettere, sociologo, storico, critico d’arte) è artista colta e poliedrica, ella interpreta la scultura in una dimensione che, volta a volta, è storica, religiosa, psicologica. Un suo ciclo è dedicato a Dante (e qui spicca l’interpretazione originale della “Candida Rosa”).  Un altro riguarda Matilde di Canossa, di cui ella è splendida esegeta.  L’ “Omaggio alla Tetide” risale a mitologiche immagini ancestrali. E’ tutto un riflusso di simbolismi ora arcani ora patenti. La forza del simbolo - dapprima appena velato- esce allo scoperto; e ci si interroga se ciò che risalta agli occhi non sia che un inganno. Sotto deve nascondersi un “significato” che punge, che ferisce, che magari atterrisce. E si rimane ancor più interdetti.  Credo che si scontrino, nell’artista, almeno due spinte. La prima è una sensibilità estrema o, meglio, una sensitività quasi magnetica, vorrei dire magica. La seconda è una cultura mediterranea classica, che va dalla captazione del mito greco ai recessi della antica religiosità cristiana. Non si spiegherebbe, altrimenti, la propensione verso la trasformazione della figura (anche e soprattutto femminile) in “EIDOLON”: in qualcosa di primordiale, di ancestrale, che si volge alla meditazione filosofica alle soglie del rito propiziatorio. Ma qui occorrerebbe risalire ancora più indietro: alle sculture primigenie di Uhr o di Babilonia, cioè agli albori della civiltà occidentale. Che cosa può unire momenti così diversi, come la ricerca di una bellezza proto-classica e la durezza espressiva del Romanico? Si volge lo sguardo, come sopra detto, interdetti, da una scultura all’altra e magari si arriva al recente ciclo su Matilde di Canossa, che ha impegnato Giovanna Barozzi sia sul piano artistico che su quello della ricerca storica sulla base della sua specifica formazione culturale. Eccola, la Grande Contessa, che schiude il melograno e dona i suoi beni alla Chiesa. Forse assomiglia al cupo bronzetto della “Mortificazione” che con gli occhi sbarrati pare restringersi psichicamente in se stesso? E come staccare queste impressioni da quelle della “Perla dei boschi”, in cui natura e anima si fondono quasi tragicamente? “La bella” ci guarda fisso negli occhi come una Sfinge (o una Medea): tutto ribolle e schiuma. Il dualismo si ripete continuamente; la “contaminatio” emerge ad ogni opera. Ma forse siamo noi che, invitati ad interpretare, travisiamo continuamente i significati lasciandoci trasportare in un viluppo di fantastiche correlazioni?  Allora - mi parrebbe di poter dire - sta qui il fascino della scultrice mantovana. Sta proprio in quello spingerci, sempre e dovunque, verso un’ ”altra” idea della forma. Non a caso il bronzo pare sgretolarsi nelle mille crepe, e quasi espandersi come una lava. Lucido e opaco, materia o non materia, figura o grumo, angelo o demone, “candida rosa” o contorta “Barbara” (ove in quest’ultima il tema femminile tende all’estrinsecazione della pura bellezza ma in cui  sapienza e sensibilità si fondono), veristica “Pietas” o arcaica “Cotidie”, lampo di bellezza perduta o segno amaro del tempo: tutto si mescola e s’accende; un brivido percorre chi cerca l’unità nel caos… Ma l’ARTE è così: ci par di toccarla, e sfugge continuamente. Si nasconde; e noi disperatamente la inseguiamo. Alla fine, da Giovanna Barozzi, risalta la sua straordinaria capacità di coniugare linguaggi e tematiche diversi, come in fondo esige il nostro tempo, con una sensibilità plastica sorretta da un “plafond” culturale che emerge con rigogliosa forza vitale."  

 

(Estratto da recensioni critiche di  PAOLO RIZZI – novembre 2002). 

 

 BREVI STRALCI DALLA RASSEGNA CRITICA.

 “Di formazione umanistica, con la passione vera e propria della scultura”(V.Montanari), “il suo linguaggio si mantiene latamente figurativo, si muove all’interno di una fitta rete di riferimenti culturali… volta a volta, anche a seconda dei materiali, allude al romanico, accoglie fluidità liberty; ora adotta soluzioni di grande semplificazione formale, ora si propone finalità più naturalistiche, a volte ricorrendo a una modellazione alla Medardo Rosso…”(Stefano Fugazza, direttore della Galleria d’Arte Moderna “Ricci-Oddi” di Piacenza)”. “Ha realizzato un consistente taccuino cronologico di opere,… perfino un sorprendente confronto con due artisti lontani nelle radici, Morandi e Giacometti… con le sue singolari parentele con la metafisica che sottrae, astrae, depura, per arrivare a toccare in fondo l’essenza delle cose” (A.Pasolino), “…lontana dalla retorica e umanamente quotidiana…” (G.Falossi). “ Luminosità di marmi bianchi di Carrara e fusioni in bronzo che rappresentano la ricerca spirituale della materia, le emozioni scultoree di Giovanna Barozzi sono sensazioni forti… è una scultura vibrante, ricca di stimoli emozionali… segnata da successi poiché è ricca della forza dell’amore, dove regnano poesia e leggenda con suggestioni di memoria” (R.N.Gerevini). “ C’è nelle sue opere una inquieta e spesso sofferta tensione espressiva sempre attenta ed emozionata di fronte al senso di una potente e sublime sacralità della vita che dà senso e guida al destino dell’umanità”(E.Concarotti). “La sua intima esigenza, che si riscontra nelle opere, è il voler, e saper, realizzare un tipo di fugurazione che faccia intravedere i diversi stati d’animo, latenti, espressi, concettuali, dei quali riesce ad esprimere, nei diversi materiali adoperati, il tormento e la gioia esistenziale. …Realizza in tal modo poliedriche impressioni che validamente, sotto il profilo estetico ed operativo, materializzano gli stati d’animo, diversificandone le sensazioni per l’angolo di osservazione che si ottiene seguendo la rotazione delle sue opere; in tal modo si possono cogliere reconditi ed inusitati aspetti. La sintesi figurale cui è pervenuta, per le consolidate e riconosciute esperienze, le permette di coagulare e racchiudere l’essenzialità del messaggio che, con convinta volitività, trasmette ed “eterna” nelle sue opere”(Vito Cracas). “C’è una suggestione particolare nelle opere della scultrice Giovanna Barozzi che germina anche da un atteggiamento di rispetto, quasi di tenerezza verso la materia che plasma con le sue mani.  Lei stessa, questa artista ispirata da una profonda e vasta cultura umanistica, ha confessato con pudore il suo riguardo perfino verso il bianco marmo di Carrara dal quale ricava i suoi essenziali bassorilievi. Dunque anche tecnicamente una vocazione alla “morbidezza” vigorosa dove, se occorre, viene utilizzato pure lo spigolo di una pietra tagliata o di un bronzo fuso “a cera persa”, pur di esprimere a tutto tondo la drammaticità di un volto o di un movimento. Esemplare in questo senso anche “il Volto di Gesù” entrato nella collezione del Centro Turistico Sociale “Dolomiti Pio X” di Borca di Cadore,…  un dolcissimo e struggente viso di Cristo …  Altra nota di apprezzamento è la capacità di Giovanna Barozzi di usare l'arte come veicolo verso il "sublime". Ma con l’umiltà e quindi la credibilità dell’artista maturo, non solo nello stile dell’esecuzione ma –prima ancora- nello spirito creativo del cuore e della mente. Mediare con l’opera di scultura gli affanni e le gioie del cuore umano con la tensione al buono e al bello, esige un animo ricco di emozioni, di pensieri e di fede  ben prima dello stesso abile scalpello…  Giovanna Barozzi è soprattutto questo: una raffinata comunicatrice di cultura , di affetti, esperienza, sogno. Smagata quanto basta a rappresentare il dolore, la contraddizione, l’incertezza, ma illuminata contemporaneamente pure da una Fede che dona alle sue opere anche tanta luce. Una fulgida Luce redentiva”(Mons. Paolo Salvadagi -Rettore del Pontificio Seminario Minore Romano).

 

 

Home Page

Meeting

Testimonianze

Contatti

Links

Biografia

Opere

Sede

Critica

Mostre